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04 Settembre 2010

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Le Perle della Campania

luoghi incantevoli che ispirarono Virgilio

I Tours di ALENAPOLI TOUR

Oggi piu' di prima per visitare bene Napoli e la Campania necessita una seria guida che sappia far apprezzare i luoghi e le tradizioni della cultura partenpea. Ovviamente AleNapoli Tour organizza ogni tipologia di visita a fronte delle proprie esigenze in programma, dove grazie al nostro contributo si risolvono quei piccoli dettagli da rendere la visita piacevole da seguire. In queste pagine faremo un viaggio fantasioso sui luoghi che noi ben conosciamo affrontando gli argomenti che fanno della Campania un punto cardine per il turista . Entreremo in punta di piedi nei vicoli bui scendendo fino nei meandri della cultura partenopea con le sue contraddizioni che la distinguono nel suo essere.

MiniCrociere nei due Golfi | Tours Enogastronomici

Le Perle suddivise per Provincia

Ci introduciamo nei luoghi che reputiamo essere di maggior interesse storico e paesaggistico in Campania con le specifiche differenze e peculiarita' che li caratterizzano e che andremo ad approfondire in base alla tipologia di interesse turistico. Approfondisci...

Napoli: La citta' di Toto'

"Al mio funerale sara' bello assai perche' ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perche' questo e' un bellissimo paese, in cui pero' per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire."
Antonio De Curtis

Baia: Dove Adriano volle morire

"Dopo la morte di Adriano gli fu eretto un enorme monumento equestre che lo rappresentava su di una quadriga. Era cosi' grande che un uomo di alta statura avrebbe potuto camminare in un occhio dei cavalli, ma, a causa dell'altezza esagerata del basamento, i passanti avevano l'impressione che i cavalli ed Adriano fossero molto piccoli."
Cassio Dione Cocceiano

Capri: Dove Tiberio visse per lungo tempo

Tiberio trascorse l'ultima parte del suo regno sull'isola di Capri, circondato da uomini di studio, giuristi, letterati ed astrologi: li' fece costruire dodici ville, per poi risiedere in quella che preferiva, la Villa Jovis. Tacito e Svetonio raccontano che a Capri Tiberio pote' lasciare libero sfogo ai suoi inenarrabili vizi, abbandonandosi alla gola e alla sfrenata libidine; sembra tuttavia piu' verosimile che Tiberio abbia mantenuto la sua consueta riservatezza, evitando gli eccessi come aveva sempre fatto, non trascurando i propri doveri nei confronti dello Stato e continuando a lavorare nel suo interesse.

Cuma: luogo dell'oracolo della Sibilla Cumana

Intimamente legato a Cuma e' il mito della Sibilla Cumana. Gia' dal terzo libro dell'Eneide e' scritto che Enea, se vorra' finalmente trovare la terra destinata al suo popolo dagli dei, dovra' recarsi ad interrogare l'oracolo di Cuma (Eneide, III, 440-452). Attualmente l'antro della Sibilla costituisce un'attrazione turistica di notevole interesse.
Tarquinio il Superbo, l'ultimo re di Roma, visse gli ultimi anni della sua vita in esilio a Cuma dopo l'instaurazione della Repubblica Romana.

Ercolano: Di cui Ercole e' il fondatore

La vita della cittadina Romana continuo' fino alla prima eta' imperiale senza avvenimenti di rilievo. Ercolano rimase un importante centro di provincia, favorito da un clima e da un paesaggio incantevoli. Fu luogo preferito di romani colti e benestanti, non tanto in citta' ma, particolarmente nella suburbana Villa dei papiri e protetto da potenti uomini politici vicini alla famiglia imperiale. Ebbe particolare protezione da Marco Nonio Balbo, proconsole di Vespasiano per la provincia romana che comprendeva Creta e la Cirenaica.

Ischia: Nota col nome Pithekoussai o Pithecusae

L'isola fu dai Latini chiamata Pithecusa, nome che la tradizione fa derivare dal Greco "pithos" (vaso), cioe' l'Isola dei vasai. Altra interpretazione, del tutto fantasiosa, collega il nome a "pithekos" (scimmia). E' stato proposto che il nome descriva una caratteristica dell'Isola, anche oggi ricca di pinete. "Pitueois" (ricco di pini), "pituis" (pigna), "pissa, pitta" (resina) appaiono termini descrittivi dai quali potrebbe derivare Pithecusa, che significherebbe dunque "isola della resina", una importante sostanza usata, tra l'altro, per rendere impermeabili i vasi vinari (Strabone, Geografia,V,1,12). L'espressione "insula visca", con l'aggettivo greco "(v)ixos" (appiccicoso) e la consueta caduta della "v" iniziale, fornisce una probabile origine del moderno Isola d'Ischia.

Massa Lubrense: di cui G. Murat si innamoro'

Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte, nel 1808 venne nominato re di Napoli e decise di affrontare per prima una questione dolente per il Regno: la riconquista di Capri, diventata una pericolosa avanguardia inglese nel golfo di Napoli. Fu un'impresa che gli diede gran prestigio internazionale, accresciuto dal fatto che i tentativi del precedente sovrano, Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, erano andati falliti. Cosi' a partire dal 4 ottobre di quell'anno le truppe franco-napoletane del generale Lamarque, guidate da Re Murat, si scontrarono con le truppe inglesi comandate dal colonnello Hudson Lowe. Il re assisteva alle operazioni da Punta Campanella quando, il 12 ottobre 1808, decise di cambiare angolo visuale da cui dirigere le operazioni di guerra. Arrivato al borgo dell'Annunziata di Massa Lubrebse ritenne idonea al suo scopo Villa Rossi. Il proprietario Andrea Rossi, che era a Napoli, fu subito avvertito della regale richiesta dal custode, tal Cerulli, e accetto' di accogliere il Re. Cosi' Villa Murat ospito' pensieri, azioni, ordini e determinazioni del re di Napoli, soprattutto i suoi sguardi rivolti, con il cannocchiale, sempre verso l'isola azzurra fino alla definitiva vittoria che avvenne nel 17 ottobre 1808, giorno della resa del Colonnello Lowe, firmata proprio nella stanza centrale della dimora. La presa di Capri fu un'ardita e ardua impresa, innovatrice anche nella tecnica con cui venne eseguita. E il suo successo ebbe risonanza in tutto il mondo, tanto da essere istoriata sull'Arco di Trionfo di Parigi come una delle piu' importanti vittorie napoleoniche. Per immortalare l'evento il Primo Ministro del Regno di Gioacchino Murat, su ordine del Re, indisse un concorso: a vincere fu la tela di Odoardo Fischetti, intitolata Murat assiste alla presa di Capri da Massalubrense, e oggi conservata a Napoli nel museo di San Martino. Villa Murat, orgoglio di tutti i massesi, entra con la sua inconfondibile facciata anche nell'iconografia storica di una delle pagine piu' interessanti della storia di Massa Lubrense e di Capri. In onore della vittoria Gioacchino Murat fece coniare anche una medaglia ricordo.

Pompei: Patrimonio Mondiale dell'Umanita'

Nel 1997 l'UNESCO ha dichiarato Pompei "Patrimonio Mondiale dell'Umanita'". Il Comitato ha deciso di promuovere l'area considerando che gli straordinari reperti delle citta' di Pompei, Ercolano e delle citta' limitrofe, sepolte dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., costituiscono la testimonianza unica di una struttura sociale conservata pressoche' intatta per due millenni.

Pozzuoli: Il granaio di Roma

Uno dei momenti piu' felici di Pozzuoli fu l'eta' augustea. L'imperatore, sollecito della fame della pericolosa plebe romana, aveva trasformato l'Egitto, di recente conquistato e ridotto a provincia, nel granaio di Roma e aveva posto a Pozzuoli il porto d'approdo di questa rotta del grano. La sua funzione di grande porto dei rifornimenti alimentari anzitutto (qui approdava la classis Alexandrina col convoglio del grano egiziano per l'annona di Roma), e poi di ogni altro genere di merci, per i bisogni del centro di un Impero sempre piu' esteso all'eta' repubblicana fino agli inizi del II secolo d.C., rende conto dei frequenti interventi del governo centrale nelle sue vicende.

Sorrento: La Terra delle Sirene

La leggenda narra che nel suo mare abitavano le mitiche Sirene che tentarono Ulisse con un canto melodioso. E ancora oggi ad andare su quel mare - dai riflessi blu e verdi, in mille sfumature diverse secondo il gioco del sole - si puo' immaginare che dalle onde emergano - bellissime e suadenti - le Sirene. Ma forse e' Sorrento una Sirena che avvince e ammalia con i profumi degli alberi di limoni e aranci, con gli ulivi dagli scuri tronchi contorti e dalle foglie d'argento che si muovono piano, con un lieve suono, al vento che viene dal mare, con le rocce nate dalla furia lontana di un vulcano. Questa terra fu prediletta da Greci e Romani, fu dominata dai Bizantini e successivamente fu un Ducato libero fin quando, conquistata da Ruggero il Normanno, non entro' a far parte del Regno di Napoli.

Vedi "Le Cartoline"

Vedi "La Mia Cucina Napoletana"

La Reggia Vanvitelliana

Nel 1751 re Carlo di Borbone incarico' l'architetto Luigi Vanvitelli di progettare un palazzo che potesse competere con le grandi residenze dei sovrani europei, scegliendo come luogo la pianura nei pressi di Caserta. Vanvitelli accetto' la sfida e presento' un progetto che raccolse l'approvazione entusiasta del re e della regina, Maria Amalia di Sassonia. I lavori iniziarono nel 1752 e si protrassero, con alcune interruzioni, fino al 1774. Nell'ultimo anno, morto Luigi Vanvitelli, i lavori furono proseguiti dal figlio Carlo che li porto' a termine senza pero' poter rispettare esattamente il progetto paterno. Durante il regno di Ferdinando IV la reggia ospitava la corte in primavera e in estate ed era spesso teatro di feste, ricevimenti e battute di caccia; divenne poi la dimora preferita di Ferdinando II. Fece parte dei beni della corona fino al 1921, quando passo' allo Stato. Durante la seconda guerra mondiale il palazzo fu gravemente danneggiato dalle bombe e poi restaurato.

La Real Seteria di San Leucio

Era il 1789, trentesimo anno di regno di Ferdinando IV (III di Sicilia). Il re, nonostante quello che si continua a raccontare, era un sognatore. La vita e il baccano della Reggia di Caserta lo angustiavano e aveva scelto come suo luogo di ritiro una collina li' vicino, dalla vista stupenda: dove c'era, appunto, l'antica chiesetta di San Leucio, vescovo di Brindisi. Sul Belvedere aveva fatto costruire un casino di caccia, e vi aveva fatto insediare alcune famiglie affinche' vi provvedessero. Poi i coloni crebbero di numero e diventarono una piccola comunita'. Il re si lascio' probabilmente influenzare dalle mode utopistiche dell'epoca e decise di fondare una colonia modello. Cerco' di darle l'autonomia economica, creando una seteria e una fabbrica di tessuti. La regolo' con un codice scritto di suo pugno, pieno di straordinarie intenzioni e intuizioni. Volle darle una struttura urbanistica organica e simmetrica. Le affibbio' un nome che era uno specchio: Ferdinandopoli. Una sua creatura, insomma, anche se il nome resto' artificiale e nessuno lo uso' mai: rimase sempre San Leucio.

Capua dell'Impero Romano

Capua (in osco KAPU, in latino Capua, in greco Καπύη), oggi indicata con Capua antica o Capua arcaica per evitare ambiguita', e' stata una citta' sorta nel IX secolo a.C. sul luogo dell'attuale comune campano di Santa Maria Capua Vetere. La citta' era considerata una delle piu' grandi citta' dell'Italia antica, dopo Roma. Fondata, secondo Strabone, dagli Etruschi nel primo quarto del V secolo a.C., si trovava sulla via Appia ed era la piu' importante citta' della zona. Con una storia di oltre ventotto secoli e' stata citta' osca, etrusca, sannita e romana, divenendo, nel periodo di massimo splendore, una delle citta' piu' grandi del mondo. Dopo la distruzione e il saccheggio da parte dei Saraceni nel IX secolo, la popolazione si e' trasferita a Casilinum fondando la Capua moderna.

Vedi "Le Cartoline"

Amalfi: La antica Repubblica Marinara

Il toponimo e' di sicura origine romana ma con due ipotesi: a) derivazione da Melfi, citta' lucana, i cui transfughi giunsero sulla costiera fondando la citta'; b) derivazione dalla gens romana Amarfia (I secolo d.C.).
Wikipedia

Paestum: Citta' della Magna Grecia

Detta dai Greci Poseidonia, dagli Italici Paistom e Paitos, dai Romani Paestum. Situata nella parte piu' orientale del golfo di Salerno (ant. golfo Poseidoniate) a 10 Km dalla foce del fiume Sele (ant. Silaros), nel territorio della Lucania e al confine settentrionale della regione che nel sec. IV a.C. si uso' chiamare Magna Grecia, fu una delle piu' ricche e fiorenti colonie greche dell'Italia meridionale lungo la costa occidentale del Tirreno.
La Citta' di Paestum

Positano: La citta' dei VIP

"In questo paesaggio incomprensibile, solo il mare e' orizzontale, e tutto cio' che e' terra ferma e' quasi perpendicolare"
Astolphe de Custine

Ravello: La citta' dei Poeti e Scrittori

Famoso e panoramico centro turistico, scoperto e frequentato da numerose personalita' di ogni arte, attratte dal suo richiamo intellettuale e dal fascino delle sue architetture e delle sue famose ville.
Wikipedia

Vedi "Le Cartoline"

Mini Crociera Sorrento-Amalfi

Tours Enogastronomico

La Provincia di Benevento

  • Il Sannio: Safinim o Samnium
    • Il Sannio (Safinim in osco, Samnium in latino) era una regione storico-geografica dell'Italia centro-meridionale, abitata dal popolo dei Sanniti (in osco Safineis) tra il VII-VI secolo a.C. e i primi secoli del I millennio d.C. Il territorio dei Sanniti era in massima parte nella zona appenninica, fra l'Abruzzo, il Molise, la Campania, la Lucania e la Puglia. I confini precisi non furono mai ben definiti, per quanto si tenda a identificarli[senza fonte] con le valli dei fiumi Sangro, Volturno, Biferno e Trigno. Confinava a nord con le terre dei Marsi (Abruzzo centrale) e dei Peligni (Abruzzo centrale-Maiella); a sud con i territori dei Messapi (Lucania e Puglia) e delle colonie greche; ad est con i territori dei Frentani (zone costiere dell'Abruzzo, del Molise e della Puglia) e degli Apuli (Puglia settentrionale); ad ovest con le terre dei Latini (Lazio centro-meridionale), dei Volsci (Lazio meridionale) e di Aurunci, Sidicini e Campani. Per la maggior parte della loro storia, i Sanniti non ebbero uno sbocco sul mare, che era impedito loro dai popoli confinanti, anche se per un breve periodo riuscirono ad affacciarsi su entrambi i litorali della penisola italiana; presso la costa tirrenica posero anche le basi della citta' di Pompei.
      I Sanniti erano formati da almeno quattro tribu', stanziate in aree distinte:
      i Pentri occupavano l'aerea centrale del Sannio, con capitale Bovianum (l'odierna Bojano);
      i Carricini (o Caraceni) occupavano la zona settentrionale; le loro citta' principali erano Cluviae (presso l'odierna Casoli) e Juvanum (le cui rovine sono sparse fra Torricella Peligna e Montenerodomo);
      i Caudini occupavano la zona sud-ovest, con capitale Caudium (nei pressi dell'attuale Montesarchio);
      gli Irpini occupavano la zona sud; all'estremo nordoccidentale del loro territorio sorgeva Maleventum, citta' di fondazione osca, il cui nome in lingua osca era Maloenton (l'odierna Benevento). Successivamente a questi gruppi si unirono i Frentani, che occupavano la zona della costa adriatica a nord del Gargano, con capitale Larinum (l'odierna Larino). L'Italia nel 400 a.C. Periodo della massima espansione della Lega Sannitica
      Le varie tribu' del Sannio costituirono una lega. Capitale fu Bovianum, tranne un breve periodo fra il IV e il III secolo a.C. in cui la capitale fu Aquilonia, distrutta dai Romani nel 293 a.C. Battaglia di Aquilonia.
      Intorno al 7 a.C., agli inizi del periodo imperiale, nel riordinamento dei territori effettuato da Augusto, con cui la penisola fu divisa in 11 regiones, il Sannio, unito ai territori di Frentani, Marrucini, Vestini, Marsi, Peligni, Sabini ed Equi, costitui' la Regio IV Samnium. I suoi confini non cambiarono quando Adriano porto' il numero delle regioni a 17; fu compreso nel terzo dei 4 Consulares in cui Adriano divise la penisola, insieme alla Campania.
      L'imperatore Costantino I conservo' le regioni di Adriano, solo che pose quelle del nord, sotto la direzione del Vicario d'Italia e quelle del sud sotto il Vicario della citta' di Roma. I centri principali del Samnium, oltre ai gia' citati Bovianum e Beneventum, erano:
      Aesernia (oggi Isernia);
      Allifae (oggi Alife);
      Aufidena (oggi situato tra Alfedena e Castel di Sangro);
      Venafrum (oggi Venafro);
      Abellinum (oggi Atripalda).
      Dopo la caduta dell'Impero romano il Sannio, dopo essere stato conteso fra Goti e Bizantini, fu conquistato nel 570 dai Longobardi che vi istituirono il Ducato di Benevento. Il ducato si dimostro' politicamente molto stabile, tanto che si mantenne indipendente anche dopo la presa del Regno longobardo del Nord Italia da parte di Carlo Magno nel 774. Intorno al X secolo, il territorio del Sannio venne assorbito dal Regno dei Normanni. Nel 1077, a seguiti di accordi fra il Papa Leone IX e l'Imperatore Enrico III, Benevento e i dintorni passarono allo Stato Pontificio. Gran parte del Sannio fece parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie, ad eccezione di Benevento che fu pontificia, salvo brevi interruzioni, sino al 1860, quando, a seguito delle imprese garibaldine passo' sotto lo Stato sabaudo (3 settembre). Dopo la costituzione del Regno d'Italia, si creo' un movimento di pensiero che sosteneva la causa della ricostituzione, all'interno del regno, di una entita' politico-amministrativa del Sannio. La sua capitale avrebbe dovuto essere Benevento. Sotto la spinta di questa iniziativa locale, anche il Parlamento del Regno si interesso' alla questione fino al punto che, durante il governo Crispi, la decisione sembro' presa. Tanto la cosa sembrava fatta che il Consiglio provinciale di Benevento stanzio' nel 1890 la somma, per i tempi considerevole, di due milioni di lire per realizzare il Palazzo del Governo, che avrebbe dovuto ospitare gli uffici della Regione Sannio, che si sarebbe dovuta costituire con l'annessione delle province di Avellino e Campobasso. Con il governo di Crispi cadde, pero', anche il progetto. Rimase cosi' la Provincia di Benevento, costituita dopo l'unita'. Questa aveva acquisito il mandamento di Airola dalla Provincia di Caserta ma non quelli di Alife e Piedimonte Matese (sempre in provincia di Caserta), Cervinara e Ariano (entrambi in provincia di Avellino).
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La Provincia di Avellino

  • L'Irpinia: Hirpus o Irpo
    • L'Irpinia e' una regione storico-geografica dell'Italia meridionale, oggi ricompresa nella provincia di Avellino. Tuttavia, la regione odierna non e' totalmente coincidente con l'intera provincia, comprende anche alcune zone appartenenti alla provincia di Benevento, e oltretutto non ne fanno parte i territori del Baianese e del Vallo di Lauro, che appartenevano alla antica Terra di Lavoro fino al 1860, quelli della Valle Caudina, Cervinara, San Martino Valle Caudina e Rotondi sono storicamente l'ultimo baluardo della "verde Irpinia". Inoltre, il comune di Visciano (in provincia di Napoli), e' considerato parte dell'Irpinia, in quanto il proprio territorio comunale e' interamente montuoso e collinare (anche se confina con un solo comune appartenente all'Irpinia, Monteforte Irpino). Nella nazione dei Samnites, oltre agli Hirpini ed ai Pentri, rientravano i Carricini (o Carecini), i Caudini ed i Frentani. I Sanniti comunque sono un parto della mente degli scrittori latini, che originariamente non riuscivano a distinguere tra tali tribu' e le definirono genericamente "Samnites".
      Gli Osco-Pelagi avevano i loro sacerdoti, detti "Irpi", ed avevano anche le loro "ver sacrum" (lett. primavere sacre), che venivano guidate da un "Irpo" (Hirpus, cioe' da un sacerdote). Ora, siccome "Irpo", parola osca che in latino e greco significa "lupo", ecco che secondo la tradizione, questo popolo era stato originariamente portato nel suo habitat storico da un lupo, percio' furono chiamati Irpini ed Hirpinia la terra. Come i Taurasini, fossero guidati da un toro.
      L'etnografia e la geografia degli Irpini dal 600 a.C. in poi non vengono messe in dubbio. Scritti antichi e scoperte archeologiche dimostrano l'esistenza di un popolo sannita, barbaro e di lingua osca , che viveva nell'Italia meridionale, in direzione est della Campania, nel territorio che si estende per circa 60 miglia in prossimita' di Lucera (Luceria), colonia latina fondata da Roma nel 314, e dei monti Dauni. A sud l'Olfanto (l'Aufidus tauriformis di Orazio), separava gli Irpini dai Lucani anche se Conza (Compsa), che si trova a sud del fiume, era irpina. A nord il Calore (Calor), affluente del Volturno, e' il piu' sannita dei fiumi, fino a un certo punto separava gli Irpini - con il territorio occupato dai Taurasini - dai Pentri, Sanniti per eccellenza. Per la loro vicinanza alla Magna Grecia e alla Campania ellenizzata, gli Irpini erano esposti alle influenze della cultura greca molto piu' di quanto lo fossero i loro vicini Pentri, che abitavano una zona degli Appennini molto piu' alta e meno accessibile. Tuttavia gli Irpini erano autenticamente Sanniti. Erodoto (VII, 170) dice che: "Gli Irpini erano un popolo selvaggio, avvezzo a soggiornare nelle caverne e a cibarsi di cacciagione, nonche' di frutta che la terra spontaneamente produceva". Silio Italico : "Hirpinaque pubes, hos venatus alit, lustra, incoluere, sitimque avertunt fluvio, somnique labore parantur". Livio, mette gli Irpini al rango di nazione e dice che in guerra, sfoggiavano un lusso eccessivo. L'armamento del soldato irpino, infatti, era formato da uno scudo orlato d'oro o d'argento, da uno stivaletto che calzava alla gamba sinistra, da un elmo con pennacchio variopinto e da una lunga lancia. Le recenti scoperte ce li presentano nel periodo piu' importante della storia, i sec. V e IV. I primi ritrovamenti archeologici risalgono all'incirca al 420 a.C. quando, secondo scrittori antichi, i Sanniti si impadroniscono di Capua e di Cuma.
      E' risaputo che nelle sepolture dei maschi, anche nelle urne cinerarie mutuate dal costume greco del quarto secolo inoltrato, la suppellettile comprende cinturoni in pelle e bronzo tipici Sanniti. Come i Pentri, gli Irpini parlavano l'osca cosi' come era venuto normalizzandosi. Nella scrittura usavano i caratteri osci. Per quanto ne sappiamo anche le loro istituzioni politiche erano tipicamente sannite; essi, infatti, erano organizzati in "vici" e "pagi" amministrati da "meddices" (magistrati) i quali, anche se eletti democraticamente, sembrano provenire tutti da gruppi di famiglie appartenenti all'aristocrazia fondiaria, come i Magii di Eclano.
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