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23-Luglio-2019
Nata molto probabilmente dal tarantismo pugliese, la tarantella napoletana puo' essere considerata, a giusta ragione, il ballo piu' tipico della citta'.
Da un punto di vista etimologico, la tarantella deriva da diversi vocaboli che, chi piu' chi meno, rimandano alla citta' di Taranto, non solo per il ruolo di primo piano che la citta' ebbe nella rievocazione dei balli sfrenati effettuati durante le feste dionisiache (i famosi baccanali), ma anche perche' le vesti quasi oscene che venivano utilizzate durante questi balli venivano proprio da Taranto e furono chiamate, per questo motivo, tarentinula. A queste reminiscenze pagane si opponeva fortemente la Chiesa, cercando di reprimere gli istinti orgiastici tipici dei baccanali. Ma il tarantismo tardo' a morire, cercando e trovando forme diverse per esprimersi; fu soltanto nel XVIII secolo che la Chiesa riusci' a sradicare questa pratica. Non e' un caso che il XVIII secolo, mentre il tarantismo muore definitivamente, nasce a Napoli la tarantella.
Sotto l'azione disgregatrice della Chiesa e dietro lo smantellamento della convinzione che il morso della tarantola provocasse le convulsioni tipiche del tarantismo, a Napoli la tarantella acquista dignita' di pura e semplice danza. In questa nuova ottica, la tarantella ha due obiettivi: lasciar riemergere gli istinti sessuali dell'antico rito orgiastico dei baccanali da un lato e dall'altro conquistare i salotti della "Napoli bene" trasformandosi cosi' in danza colta e poi folkloristica.
Alcuni autori hanno visto nella tarantella elementi di balli popolari esistenti nel Seicento, come la Sfessania, la Tubba Catubba o la Lucia. Sebbene la tarantella abbia seguito percorsi completamente diversi, ci sono alcuni elementi che lasciano presupporre, se non un'eredita', almeno un'ispirazione a queste danze: il carattere lascivo del fandango, la licenziosita' della Sfessania, l'uso di strumenti a percussione tipico della Tubba Catubba si ritrovano identici o leggermente modificati anche nella tarantella. Fondamentale nel processo di trasformazione da tarantismo a tarantella fu l'uso delle nacchere. Fu questo elemento che marco' fortemente la trasformazione in danza cambiando il registro musicale del danzatore.
Se si analizza il processo di trasformazione da tarantismo a tarantella, si potra' vedere che sono gli elementi fondamentali:
Gli strumenti: il tarantismo utilizzava numerosi strumenti mentre la tarantella ne utilizza pochi (3-4 al massimo) che sono di norma strumenti tipicamente napoletani, come il putipu', lo scetavaiasse, il triccabballacche, che sottolineano l'importanza del ritmo piu' che della melodia (piu' percepibile con strumenti tipo violino, chitarra o altri strumenti a corde);
Photogallery della Tarantella Sorrentina
Il termine "tarantella" e' legato al nome di un ragno, la tarantola, il cui morso secondo antiche credenze scatenava violente crisi psicomotorie. I movimenti tipici di questa danza popolare infatti riproducono quelli attribuiti al morso di questo aracnide. Il ballo, accompagnato di solito dal suono di tamburelli a sonagli, serviva dunque a far uscire il tarantolato dallo stato di delirio in cui si trovava. La Lycosa tarentula, il ragno presente nelle zone dell'Italia Meridionale in cui questa danza si diffuse, e' velenosa, ma il suo morso, molto doloroso a causa della densita' del veleno, e' tendenzialmente innocuo, causando reazioni simili a quelle di una puntura di vespa, piu' accentuati con l'aumentare delle dimensioni del morsicatore, quindi con la quantita' di veleno inoculata. Lunga circa 2.5 centimetri, la tarantola non costruisce ragnatele ma cattura le sue prede inseguendole. Il vero "colpevole" del fenomeno del tarantolismo e' invece il Latrodectes tredecimguttatus, detto malmignatta. Il nome "tarantella" deriva da "taranta", termine dialettale delle regioni meridionali italiane per designare la Lycosa tarentula, un ragno velenoso diffuso nell'Europa meridionale e in particolare nelle campagne di Taranto, da cui prende il nome. In quelle zone il ballo della tarantella e' in parte legato alla terapia del morso della tarantola. La tradizione affidava al veleno di questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali: malinconia, convulsioni, disagio psichico, agitazione, dolore fisico e sofferenza morale. Chi veniva morso o credeva di essere stato morso da una tarantola (ma anche da scorpioni, insetti o rettili vari) tendeva ad un esagerato dinamismo e ricorreva a terapie coreo-musicali, particolarmente efficaci durante la festività dei santi Pietro e Paolo che, mediante l'insistenza della pratica della danza, provocassero l'espulsione del veleno attraverso sudori ed umori. Per lo studio del fenomeno del tarantismo in Italia e' fondamentale l'opera di Ernesto De Martino, (v. La terra del rimorso). Non tutte le forme di danza erano comunque legate a questo fenomeno: si danzava anche in occasioni pubbliche (festivita' religiose, pellegrinaggi ai santuari, ricorrenze agricole) e private (matrimoni, battesimi, ecc.) come espressione di religiosita' e gioia. Non e' trascurabile l'ascendenza che alcuni storici della musica attribuiscono alla citta' di Taranto per le origini del ballo, chiamato anticamente Tarantedde. In entrambi i casi il termine sarebbe poi passato a descrivere tutte le forme di musica e ballo "non colte" del Centro-Sud Italia.
Fino al Settecento, la tarantella, da popolare, si trasformo' lentamente in una danza colta, che veniva spesso ballata nei salotti nobiliari o borghesi di alto livello. Molte furono le canzoni scritte sul ritmo della tarantella da autori anche riguardevoli, come Rossini, Chopin, Lizst, Mendelsshon, a riprova della sua grande popolarita', che comincio', pero', a declinare gia' verso al fine del XIX secolo, rimanendo confinata ormai in qualche recita scolastica di fine anno o in qualche spettacolo a tema.
Popolarita' origine XVII secolo, affermazione del genere XIX secolo.